Donne. Furlan: "Violenza si annida anche nel mondo del lavoro"

Roma, 25 novembre 2019 – “Non bisogna avere tentennamenti nei confronti di chi maltratta ed umilia le donne. La violenza si annida anche nel mondo del lavoro, nelle frustrazioni di una precarietà infinita, nel divario salariale, nell’imposizione del lavoro domenicale o dei part- time alle donne in tante aziende piccole e grandi”. Lo scrive oggi in una lettera aperta sul quotidiano QN, la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. “La contrattazione puo’ fare molto per affrontare questi problemi. Abbiamo siglato accordi importanti con tutte le associazioni imprenditoriali, anche a livello europeo, contro le molestie, i ricatti, le persecuzioni nei confronti delle donne. Sono accordi che vanno rispettati perche’ non stiamo parlando di un fenomeno marginale nella nostra societa’”. La Furlan aggiunge che ” si fa fatica a far passare il concetto che il lavoro rimane la prima forma di emancipazione per le donne. Da questo punto di vista il nostro paese e’ molto in ritardo, visto che siamo 13 punti sotto la media europea, nonostante in Italia ci siano piu’ donne laureate rispetto agli uomini, anche nei settori scientifici. Mancano sgravi fiscali specifici per favorire le assunzioni di lavoratrici, soprattutto nel Sud. E non si fa abbastanza per il sostegno alla maternità ed al lavoro di cura. Bisogna far applicare la convenzione di Istanbul che contiene principi fondamentali su come contrastare la violenza. E dobbiamo dire basta una volta per tutte alla schiavitù di tante ragazzine stuprate e costrette a prostituirsi sotto le nostre case e lungo le arterie delle nostre città, nell’indifferenza collettiva. Dovrebbe far parte dei processi educativi e della cultura civica di un paese avanzato e moderno come l’Italia, spiegare che il rispetto reciproco tra uomini e donne è il fondamento di una comunità. Il principio della parità deve essere trasmesso ed inculcato fin dall’adolescenza. Questo è uno dei compiti che la scuola italiana deve assumere come una priorità”.